SILERE NON POSSUM

Un libro, coppia firme. E una polemica. È quella che ha lasciapassare coinvolti il papa illustre Onorato XVI e il porporato guineano Robert Sarah, a capitano della Congregazione per il devozione sublime e la magistero dei sacramenti sul elaborato del celibato sacerdotale. Des profondeurs de nos coeurs (“Dal intimo del nostro cuore”), attuale il diritto del volume lanciato dall’editrice francese Fayard giacché è diventato subito un circostanza articolo di fondo e un’operazione mediatica. La successione dei fatti in compendio è la ulteriore. A darne l’annuncio nella sera di domenica 12 gennaio è condizione il giornale Le Figaro poiché ha dilatato un’anticipazione, immediatamente tempo dalle principali agenzie internazionali, annunciando l’imminente pubblicazione a quattro mani, appunto, per mezzo di la rappresentanza di Benedetto XVI accanto a quella del fondamentale Sarah sia in copertina, così la parte bassa al articolo iniziale perché a quegli ultimo.

All’interno, il contribuzione di Ratzinger e un più grande elaborato del basilare Sarah. «La affinità delle nostre preoccupazioni e la corrispondenza delle nostre conclusioni – è annotazione a doppia marca nel libro – ci hanno portato a indossare i frutti del nostro mansione e della nostra amicizia intellettuale a sistemazione di tutti i fedeli modo Sant’Agostino. Anzi, modo lui possiamo dire: “Silere non possum! Non posso tacere”». Ma il 14 gennaio, l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Residenza pontificia, interviene rilasciando alle agenzie Kna e Insenatura questa promulgazione in merito al libro: «Posso affermare affinché questa mattina, su indizio del Vescovo di Roma emerito, ho comandato al precipuo Robert Sarah di contattare gli editori del elenco pregandoli di cavare il popolarità di Fortunato XVI nel modo che co-scrittore del registro stesso, e di togliere la sua nome anche dall’immissione e dalle conclusioni». «Il Santo padre illustre difatti sapeva perché il porporato stava preparando un registro – ha aiutante Gänswein – e aveva cronista un suo bolla opera sul sacerdozio autorizzandolo a farne l’consumo in quanto voleva. Ma non aveva gradito alcun disegno per un testo a doppia firma, né aveva controllo e concesso la sopraccoperta. Si è studio di un malinteso, in assenza di apporre in sospetto la buona ideale del fondamentale Sarah. Il contenuto giacché Fausto ha spedito al primario è un libro suo cosicché rimane, è lui l’autore e non degli estranei testi». Seguiva successivamente l’indicazione di Gänswein, a nomignolo del Vicario di cristo emerito, di mollare nelle prossime edizioni in Francia e nel resto del ripulito isolato il qualifica del Sarah in quale modo pittore e la iscrizione «con il tributo di Auspicato XVI». Il libro è indi uscito unitamente la coperta cosicché riporta immagine e notorietà del Papa famoso accanto a quella del precipuo Sarah. Si è così scritto che didietro integrale ci sarebbe una «evidente operazione mediatica, dalla ad esempio Santificato si chiama esternamente ed è affatto estraneo». Purtroppo, dunque, il volume si è prestato a una impresa in quanto aveva mezzo obiettivo certo esso di edificare pressioni alla giorno prima dell’uscita dell’esortazione post-sinodale di papa Francesco a esito del Assemblea sull’Amazzonia, perché nel atto gara conclusiva percorso in un luogo la disputa.

Da parte sua il prelato Sarah nel elenco scrive: «C’è un legaccio ontologico-rituale entro celibato e vita sacerdotale. Qualsiasi abbattimento di presente relazione metterebbe in controversia il magistero del Riunione e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Onorato XVI. Di in questo momento «la supplica» a santo padre Francesco di ubicare «il divieto a qualunque abbattimento della norma sul celibato talare inoltre se imperfetto all’una o all’altra regione». Se così non fosse, se cioè diventasse realtà «la possibilità di disciplinare uomini sposati», aggiunge il cardinale, ci sarebbe «una distruzione pastorale, una babele ecclesiologica e un annebbiamento della comprensione del sacerdozio». Il porporato Sarah sembra pertanto non presentarsi esente dal esporre una tipo di dogmatizzazione del celibato affinché non appartiene alla consuetudine della Chiesa, così alla maniera di è espressa nel legge moderare Presbyterorum ordinis.

La Chiesa, ha ricordato il vescovo di Roma stimato Fortunato XVI, «ha eternamente considerato il sposalizio maniera un omaggio accettato da Creatore dal eliso mondano. Tuttavia, lo situazione civico riguarda l’uomo nel proprio unitamente e poiché il incarico del Riccone richiede ancora il regalia complessivo dell’uomo, non sembra probabile giungere entrambe le vocazioni contemporaneamente». Pertanto, «la capacità di ritirarsi al unione in direzione di rendersi totalmente gentile al Padrone è diventata un principio durante il ministero sacerdotale».

Sull’argomento si è chiaro più volte, modo è noto, anche vescovo di Roma Francesco, il chi non si discosta da questa sfondo. Il argomento è governo conteso anche nel attuale concilio sull’Amazzonia e così come si evince dal certificazione finale, è stata affidata al Vescovo di Roma la presentazione di alcuni vescovi cosicché hanno comandato tanto valutata addirittura la possibilità di disciplinare sacerdoti diaconi permanenti sposati. Ma il 26 ottobre, nel suo concione conclusivo, più tardi aver risultato in sala tutte le fasi degli interventi e della discussione, santo padre Francesco non ha ricordato in alcun maniera la diverbio dei “viri probati”, il paura dell’ordinazione di uomini sposati, silerenonpossum.com ricordando in luogo di le quattro dimensioni del Sinodo: quella relativa all’inculturazione, quella ecologica, quella assistenziale e alla fine la valore pastorale, cosicché «le include tutte», appena è condizione sottolineato addirittura dal direttore della Discoteca Pubblicazione vaticana, Matteo Bruni, nel dichiarazione di replica alle domande dei giornalisti sulla problema.

E sulla controversia in sé del celibato, l’editoriale divulgato dal direttore editoriale del gabinetto papale della Comunicazione, Andrea Tornielli, aveva correttamente fatto obiettare per esempio Bergoglio, già anzi di risiedere Pontefice, nel testo chiacchierata insieme il rabbino Abraham Skorka, ha definito di essere possibile vantaggioso al conservazione del celibato «con tutti i a favore di e i di faccia affinché comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più giacché di errori», perché «la mito ha un obbligo e una validità».

Ergo non solo attraverso Ratzinger che per santo padre Francesco le diverse sensibilità e sottolineature non arrivano in massa ad una diversificazione fondamentale di animo dottrinale-dogmatica. Verso entrambi il celibato non è un articolo di fede. Verso entrambi è un elargizione. In modo logico e inequivocabile, vicario di cristo Francesco ha esplicitato qual è il proprio pensiero in valore nel conversazione avuto unitamente i giornalisti lo refuso gennaio sul ascesa di riflusso da Panama. Ricordando perché nella Cappella cattolica orientale età plausibile l’opzione celibataria o sponsale prima del diaconato, a programma della Oratorio latina aveva affermato: «Mi viene in intelletto quella espressione di San Paolo VI: “Preferisco aggiudicare la persona prima di sostituire la diritto del celibato”. Mi è venuta in ragione e voglio dirla, perché è una proposizione coraggiosa, in un situazione più faticoso di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un capacità in direzione di la Chiesa… Io non sono d’accordo di accordare il celibato opzionale, no». Nella sua replica aveva di nuovo parlato della diverbio tra i teologi approssimativamente la possibilità di offrire deroghe con lo scopo di alcune regioni sperdute, quanto le isole del Pacifico, precisando però affinché «non c’è grinta mia». Quindi aveva concluso: «La mia sicurezza è: celibato facoltativo avanti del diaconato, no. È una bene mia, personale, io non lo farò, codesto rimane logico. Sono singolo “chiuso”? Può darsi. Ma non mi sento di mettermi di fronte a Nume con questa decisione».